I Fondamenti Della Bibbia Studio 3: Le promesse di Dio Introduzione | La promessa del Paradiso | La promessa a Noah | La promessa ad Abramo | La promessa a David | Domande |
3.4 La promessa ad AbramoIl Vangelo insegnato da Gesù agli Apostoli non differiva molto da ciò che Dio disse ad Abramo. Dio, attraverso le Scritture, "preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio" (Gal. 3:8). Tali promesse furono talmente importanti che Pietro iniziò e concluse la sua predicazione pubblica del Vangelo con un riferimento ad esse (Atti 3: 13,25). Se riusciamo a comprendere il contenuto della promessa ad Abramo, e il relativo insegnamento, potremmo formarci un quadro chiaro del Vangelo cristiano. Vi sono diversi riferimenti nella Bibbia che dimostrano che il "Vangelo" non è da collegare necessariamente alla predicazione di Gesù: - "E noi vi annunziamo la buona novella (il vangelo) che la promessa fatta ai padri (ebrei) si è compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi" (Atti 13: 32,33). - "il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti, (cioè Abramo, Gen. 20:7) nelle sacre Scritture " (Rom. 1:1,2). - " infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti" (Piet. 4:6) – cioè i credenti che hanno vissuto e sono morti prima del primo secolo. - "Poiché anche a noi, al pari di quelli (ovvero gli ebrei nel deserto) è stata annunziata una buona novella" (Ebr. 4:2). Le promesse ad Abramo contengono due temi fondamentali: (1) elementi sulla stirpe di Abramo (discendente speciale) e (2) elementi sulla terra promessa ad Abramo. Di queste promesse si parla anche nel Nuovo Testamento. Com’è nostro stile, lasceremo che la Bibbia si spieghi da sola, accostando gli insegnamenti dei due Testamenti e formando un quadro completo dell'alleanza sancita tra Dio e Abramo. Abramo in origine viveva ad Ur, una prosperosa città sita in una zona che oggi è compresa nello stato dell’Iraq. Secondo i moderni studi archeologici ai tempi di Abramo la città aveva raggiunto un alto livello di civiltà. C'era un sistema bancario, servizi sociali e relative infrastrutture. Abramo viveva in questa città da cui non si era mai mosso e per quanto ne sappiamo era un uomo come tanti altri. Ma un giorno straordinario Dio lo chiamò, gli ordinò di abbandonare questa vita materiale e di partire per la terra promessa. Quale fosse la destinazione e cosa fosse questa terra promessa non fu specificato. Il viaggio fu di 2.400 km. e la terra dove era destinato era la terra di Canaan, l’attuale Israele. Di tanto in tanto, Dio appariva ad Abramo per rinnovare ed accrescere le sue promesse. Il Vangelo di Cristo si basa proprio sulle stesse promesse, dunque se siamo dei veri cristiani esse sono rivolte a noi tanto quanto furono rivolte ad Abramo. Anche noi dobbiamo applicarle fino in fondo, abbandonando le cose materiali di questa vita, iniziando un percorso di fede e vivendo nella parola di Dio. Immaginiamo come Abramo abbia intrapreso questo viaggio, rimuginando sul significato di queste promesse. "Per fede Abramo, chiamato da Dio (ad Ur), obbedì partendo per un luogo (Canaan) che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava." (Ebr. 11:8). Anche noi stiamo analizzando le promesse di Dio per la prima volta, e anche noi non sappiamo esattamente cosa sia la terra promessa e il regno di Dio. Ma la nostra fede nella parola di Dio deve essere tale da renderci bramosi di obbedire. Abramo non era certo un uomo errabondo, senza nient'altro da fare che avventurarsi verso l’ignoto sulla base di queste promesse. Egli proveniva da una situazione sostanzialmente simile alla nostra. Le decisioni complesse e difficili che dovette affrontare non furono tanto diverse da quelle che anche noi dovremmo affrontare dal momento che decidiamo di accettare e agire secondo le promesse di Dio. Lo strano sguardo dei colleghi di ufficio, le occhiate subdole dei vicini ("si è convertito!")...anche Abramo deve aver provato queste cose. La motivazione che ha aiutato Abramo a superare queste cose deve essere stata fortissima. Nel suo lungo peregrinare, l’unica cosa che alimentava questa motivazione fu la parola promessa. Ogni giorno si ripeteva quelle parole meditando su cosa davvero significassero per lui. Se anche noi mostriamo una fede pari a quella di Abramo e agiamo di conseguenza, potremo avere l’onore di essere chiamati come lui "amici di Dio" (Is. 41:8), di trovare la conoscenza di Dio (Gen. 18:17) ed avere la certezza della vita eterna nel regno di Dio. Ancora una volta sottolineiamo che il Vangelo di Cristo è basato sulle promesse ad Abramo. Per credere veramente nel messaggio cristiano è dunque fondamentale conoscere le promesse di Abramo, senza le quali la nostra fede non è una vera fede. Con occhi avidi dovremmo leggere e rileggere i dialoghi tra Dio ed Abramo. La Terra 1) «Vàttene dal tuo paese …verso il paese che io ti indicherò" (Gen. 12:1). 2) Abramo "si portò …fino a Betel (al centro di Israele). Allora il Signore disse ad Abramo… «Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente: tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre…, percorri il paese in lungo e in largo… perché io lo darò a te" (Gen. 13:3,14-17). 3) "il Signore concluse questa alleanza con Abramo «Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate" (Gen. 15:18). 4) "Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne" (Gen. 17:8). 5) "fu data ad Abramo la promessa di diventare erede del mondo" (Rom. 4:13). La rivelazione ad Abramo avvenne per gradi: 1) 'C'è una terra dove vorrei che tu andassi'. 2) 'Ora sei arrivato nella zona. Tu e i tuoi figli vivrete qui per sempre'. Notate come questa promessa di vita eterna sia riportata senza barocchismi o enfasi, quando invece un autore umano ci avrebbe sicuramente costruito sopra. 3) Successivamente la zona della terra promessa fu circoscritta in modo esatto. 4) Abramo non avrebbe visto realizzarsi la promessa in questa vita, infatti fu "straniero" in quella terra, anche se poi ci avrebbe vissuto per sempre. Ciò implica che lui sarebbe morto e poi sarebbe stato fatto risorgere in modo da ricevere la promessa. 5) Paolo, sotto ispirazione, capì che le promesse ad Abramo davano a intendere che egli avrebbe ereditato la terra intera. Le Scritture si soffermano sul fatto che Abramo non vide realizzarsi le promesse nell’arco della sua vita terrena: "Per fede soggiornò (sottintende dunque una permanenza temporanea) nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende" (Ebr. 11:9). Visse come straniero nella sua terra, forse con lo stessa sensazione furtiva di insicurezza e di disagio di un profugo. Fu dura vivere con la sua stirpe nella propria terra. Procedendo con i discendenti, anche Isacco e Giacobbe (a cui furono ripetute le promesse), "Nella fede morirono, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, e ne furono convinti e li accolsero, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra" (Ebr. 11:13). Si evidenziano pertanto quattro fasi: - Conoscenza delle promesse (ciò che stiamo facendo in questo studio). - Essere "convinti di esse". Come ci fu un cammino di persuasione con Abramo altrettanto sarà per noi. - Accoglierle, facendosi battezzare in nome di Cristo (Gal. 3:27-29). - Dichiarando a tutti, tramite il nostro modo di vivere, che questo mondo non è realmente casa nostra, ma che stiamo vivendo nella speranza dell'epoca futura che sopravverrà in terra. Avendo coscienza di queste cose, Abramo diventerà allora il nostro eroe ed esempio. La certezza finale che le promesse si sarebbero realizzate solo in futuro giunse per il vecchio uomo quando la moglie morì. Egli fu costretto a comprare una parte della terra promessa per seppellirla. (Atti 7:16). Dio davvero "non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui" (Atti 7:5). L’attuale discendenza di Abramo sente forse la stessa incongruità quando si trova a comprare o affittare una proprietà in una terra che è stata promessa loro come propria ed eterna eredità! Ma Dio mantiene le sue promesse, e verrà un giorno in cui Abramo e tutti coloro a cui fu fatta questa promessa, verranno premiati. Nell’Ebr. 11:13,39,40 la questione viene ulteriormente spiegata: "Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi; Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.". Tutti i veri credenti verranno quindi premiati allo stesso momento, nel giorno del giudizio finale (Tim. 2, 4:1,8; Mt. 25:31-34; Pietro 1, 5:4). Ne consegue che, per essere vivi ed essere allora giudicati, Abramo e tutti coloro che conobbero le promesse dovranno risorgere poco prima del giudizio. Se essi non hanno visto realizzate le promesse ora e ne beneficeranno solo dopo la loro resurrezione quando Cristo ritornerà, è chiaro che la discendenza di Abramo, aspettando l'arrivo di Cristo, è ancora incosciente. Le variopinte vetrate delle cattedrali di tutta Europa sono note per ritrarre Abramo in Paradiso che gode del premio promesso a ricompensa di una vita di fede. Migliaia di persone per centinaia di anni sono sfilate davanti a queste immagini accettando religiosamente queste idee. Avreste il coraggio di uscire da questi schemi basandovi sulla Bibbia? La Stirpe Come spiegato nello Studio 3:2, la promessa della discendenza è riferita primariamente a Gesù e secondariamente a coloro che sono "in Cristo" e quindi annoverati tra la stirpe Abramo: 1) "Farò di te un grande popolo e ti benedirò … e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra." (Gen. 12:2,3). 2) "Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti ...e la terra che vedi io la darò a te e alla tua discendenza per sempre" (Gen. 13:15,16). 3) "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle … tale sarà la tua discendenza...alla tua discendenza io ho dato questa terra" (Gen. 15:5,18). 4) "Darò a te e alla tua discendenza dopo di te … tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio" (Gen. 17:8). 5) "Renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra" (Gen. 22:17,18). Anche in questo caso, la rivelazione sulla discendenza si sviluppò gradualmente: 1) All’inizio gli fu semplicemente detto che in qualche modo egli avrebbe avuto un numero straordinario di discendenti e che tramite la sua stirpe, tutta la terra sarebbe stata benedetta. 2) Poi gli fu detto che avrebbe avuto una discendenza che avrebbe incluso molti popoli. Questi popoli avrebbero trascorso vita eterna insieme con lui, nella terra dove era giunto, cioè nel Canaan. 3) Gli fu detto che la sua discendenza sarebbe stata numerosa come le stelle nel cielo. Con ciò egli comprese che avrebbe avuto molti discendenti spirituali (le stelle in cielo) e molti discendenti naturali (come la "povere della terra") 4) Le promesse precedenti furono rafforzate dall’ulteriore garanzia che i popoli che avrebbero fatto parte della sua stirpe avrebbero avuto avere un legame diretto con Dio. 5) La stirpe sconfiggerà i nemici Nella promessa si sottolinea inoltre che la stirpe avrebbe benedetto tutti i popoli della terra. Nella Bibbia l'idea di benedizione è spesso collegata al perdono dei peccati. Dopo tutto questa è la più grande benedizione che chi ama Dio può sperare di ricevere. Nelle Sacre Scritture si leggono frasi come: "Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato" (Sal. 32:1); "il calice della benedizione" (Cor. 1, 10:16), dove il calice di vino rappresenta il sangue di Cristo, tramite cui è possibile il perdono L'unico discendente di Abramo che è venuto in terra proprio per il perdono dei peccati fu chiaramente Gesù e difatti il Nuovo Testamento è pieno di riferimenti espliciti sulle promesse di Abramo: "Egli (Dio) non dice "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma "e alla tua discendenza", come a uno solo, cioè Cristo" (Gal. 3:16). "...l'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo Gesù (cioè la stirpe), l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità" (Atti 3:25,26). Nel brano precedente Pietro cita ed interpreta la Genesi (22:18) in questo modo: La stirpe = Gesù La benedizione = perdono dei peccati. Pertanto la promessa che la stirpe, cioè Gesù, sconfiggerà i suoi nemici, assume pieno significato se interpretiamo questa vittoria come la vittoria sul peccato, il più grande nemico del popolo di Dio, e quindi anche di Gesù. Unirsi Alla Discendenza Adesso sarà chiaro che gli elementi di base del Vangelo cristiano furono anticipati ad Abramo. Queste promesse fondamentali furono rivolte ad Abramo e alla sua discendenza, cioè Gesù. E tutti gli altri? Anche la discendenza carnale di Abramo non avrebbe automaticamente fatto parte di quello specifica stirpe (Giov. 8:39; Rom. 9:7). Per legarci intimamente a Gesù, e condividere anche noi le promesse della stirpe, c’è un sistema che Gesù stesso ci ha insegnato: battezzarci in Gesù (Rom. 6:3-5). La Bibbia parla spesso del battesimo nel suo nome (Atti 2:38; 8:16; 10:48; 19:5). Nella lettera ai Galati (3:27-29) il riferimento è esplicito: "poiché quanti (cioè solo quelli che) siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco (pagano); non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo (cioè battezzandovi in suo nome), allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa" - La promessa di vita eterna in terra avviene ricevendo la "benedizione" del perdono da Gesù. Tramite il battesimo in Cristo, il discendente della stirpe, noi condividiamo la promessa fatta a lui; nella lettera ai Romani (8:17) veniamo persino chiamati "coeredi di Cristo". Come abbiamo letto, la benedizione, grazie alla discendenza, avrebbe raggiunto tutti i popoli della terra, e la discendenza avrebbe compreso allora tutta la gente della terra, come la sabbia nelle spiagge e le stelle nel cielo. Ne consegue che per far parte della stirpe, bisogna prima ricevere la benedizione. Perciò la discendenza (al singolare, cioè Gesù) "parlerà del Signore alla generazione che viene" (cioè molta gente Sal.22:30). Possiamo così sintetizzare i due temi principali contenuti nelle promesse ad Abramo: (1) La terra Abramo e la sua stirpe, cioè Gesù e chi è in lui, erediteranno la terra di Canaan (e per estensione la terra intera) e vivranno qui per sempre. Essi non riceveranno l’eredità in questa vita, ma solo l'ultimo giorno, quando Cristo ritornerà. (2) La stirpe Innanzitutto fu Gesù. Tramite lui i peccati ("nemici") della umanità verranno sconfitti affinchè sia disponibile per tutto il mondo la benedizione del perdono. Tramite il battesimo in Cristo, noi diventiamo parte della stirpe. Gli stessi due temi vengono ribaditi nella predica del Vangelo e non stupisce che quando la gente sentiva parlare di queste cose, voleva farsi battezzare. Questo era, ed è, l’unico modo per ricevere queste promesse. Ora possiamo capire perché, in prossimità della morte, Paolo definì la sua speranza "la speranza di Israele" (Atti 28:20), infatti la vera speranza cristiana è l’originaria speranza ebrea. L’affermazione di Cristo secondo cui "la salvezza viene dai giudei" (Giov. 4:22) si riferisce pertanto al bisogno di diventare ebrei spiritualmente tramite Cristo, per beneficiare delle promesse di salvezza che furono fatte ai patriarchi ebrei. Negli Atti leggiamo che i primi cristiani predicavano: 1) "la buona novella del regno di Dio e 2) del nome di Gesù Cristo" (Atti 8:12). che erano poi le stesse due idee spiegate ad Abramo con parole diverse: 1) Promesse sulla terra e 2) Promesse sulla stirpe. Tra l'altro "le cose" (al plurale) del regno e di Gesù vengono riassunte dall'espressione "predicare il Cristo" (Atti 8:5 cfr. v. 12). Troppo spesso si dice "Gesù ti ama! Basta credere che lui è morto per te e avrai la salvezza!" L’espressione "predicare il Cristo" utilizzata negli Atti, sintetizza i molti insegnamenti su di lui e sul regno che verrà. La buona novella sul regno che fu predicata ad Abramo svolse un ruolo fondamentale nella prima predicazione del Vangelo. A Corinto, Paolo restò "per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori circa il regno di Dio" (Atti 19:8); ad Efeso andò in giro a "annunziando il regno di Dio" (Atti 20:25), come anche a Roma, "espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù...in base alla legge di Mosè e ai profeti" (Atti 28:23,31). Il fatto che ci fosse molto da dire mostra che il messaggio fondamentale del Vangelo riguardo al regno e a Gesù non si possa semplicemente sintetizzare nell’affermazione "Credi in Gesù". La rivelazione di Dio ad Abramo fu su quest’argomento più dettagliata e la promessa fatta a lui ci aiuta a capire meglio il messaggio fondamentale Vangelo cristiano. Il battesimo dunque ci fa partecipare alla stirpe e ci predispone ad ereditare le promesse (Gal. 3:27-29) Ma il battesimo da solo non è sufficiente a farci guadagnare la salvezza promessa, perché dobbiamo anche rimanere nella stirpe, in Cristo, se vogliamo ricevere le promesse fatte alla stirpe. Il battesimo è quindi solo l'inizio del percorso che ci introduce nel mondo di Cristo. Non dimentichiamo che essere tecnicamente la discendenza di Abramo non è sufficiente per essere degni di Dio. Gli Israeliti sono la discendenza carnale di Abramo ma questo non significa che essi possono salvarsi senza essere battezzati, senza conformarsi alla vita di Cristo e all'esempio di Abramo (Rom. 9:7,8; 4:13,14). Gesù disse agli ebrei "So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi...Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo" (Giov. 8:37,39), cioè vivere credendo in Dio e in Cristo, la stirpe promessa (Giov. 6:29). La "stirpe" deve avere le caratteristiche del suo progenitore. Per far realmente parte della discendenza di Abramo dobbiamo non solo essere battezzati, ma anche avere un'autentica fede nelle promesse di Dio, come lui ebbe. Egli viene quindi chiamato "padre di tutti quelli che credono.. di quelli che camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo (Rom. 4:11,12). "Sappiate dunque (cioè, teniamo bene a mente) che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede " (Gal. 3:7). L'autentica fede si dimostra con pratiche ben precise, altrimenti agli occhi di Dio, non sarà fede (Giac. 2:17). Noi dimostriamo la fede nelle promesse che abbiamo studiato facendoci battezzare, affinché esse possano essere rivolte a noi personalmente (Gal. 3:27-19). Possiamo dunque affermare di credere veramente nelle promesse di Dio? E’ questa la domanda che dobbiamo continuamente porre a noi stessi. La Vecchia e la Nuova Alleanza Adesso dovrebbe essere palese che le promesse ad Abramo sintetizzano il Vangelo di Cristo. L’altra grande compagine di promesse che Dio sancì, fu con gli ebrei nel contesto della legge di Mosè. Esse stabilivano che se gli ebrei fossero stati obbedienti alla legge essi sarebbero stati benedetti materialmente in questa vita (Deut. 28). A differenza delle precedenti, in questa serie di promesse o "alleanza", non ci fu garanzia di vita eterna. Quindi sono state strette due tipi di "alleanze": 1) Ad Abramo e alla sua discendenza promettendogli il perdono e la vita eterna nel regno di Dio quando Cristo ritornerà. La stessa promessa fu fatta anche a Davide nell’Eden. 2) Al popolo di Israele ai tempi di Mosè, promettendo loro pace e felicità in questa vita terrena se avessero obbedito alla legge che Dio diede a Mosè. Dio promise ad Abramo il perdono e la vita eterna nel regno, ma questo fu possibile solo attraverso il sacrificio di Gesù. Per questa ragione leggiamo che la morte di Cristo in croce confermò le promesse ad Abramo (Gal. 3:17; Rom. 15:8; Dan. 9:27; Cor. 2, 1:20). Il sangue di Cristo viene infatti chiamato il "sangue del nuovo testamento" (o alleanza, Mt. 26:28). Gesù stesso ci disse di bere regolarmente il calice di vino che simbolizza il suo sangue, per ricordare questa alleanza (vedi Cor. 1, 11:25): "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue" (Lc. 22:20). Non ha senso spezzare il pane in memoria di Gesù e della sua opera se non comprendiamo prima queste cose. Il sacrificio di Gesù rese possibile il perdono e la vita eterna nel regno di Dio, quindi egli confermò le promesse fatte ad Abramo, fu "garante di un testamento (o alleanza) migliore" (Ebr. 7:22). Nella lettera agli Ebrei (10;9) si dice che Gesù "abolisce il primo sacrificio (alleanza) per stabilirne uno nuovo". Questo dimostra che quando Gesù confermò le promesse ad Abramo, egli abolì un’altra alleanza, quella di Mosè. I versi sopra citati confermano che Gesù, morendo, strinse una nuova alleanza, e implicano una precedente alleanza che egli abolì (Ebr. 8:13). Questo significa che sebbene l’alleanza di Cristo fu stretta per prima, essa non divenne operativa se non dopo la sua morte, ed è quindi chiamata la "nuova" alleanza. Lo scopo della "vecchia" alleanza comunicata a Mosè era di precedere l’opera di Gesù e di sottolineare l’importanza della fede nelle promesse riguardanti Cristo (Gal. 3:19,21). Invece la fede in Cristo conferma la verità della legge data a Mosè (Rom. 3:31). Paolo sintetizza giustamente: "Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede (Gal. 3:24). Per questo motivo la legge di Mosè si è conservata ed è ancora oggi utile da conoscere. Poiché questi concetti non sono semplici da capire al primo colpo, possiamo così sintetizzare: Promesse riguardanti Cristo fatte ad Abramo: nuova alleanza Promesse ad Israele associate alla legge data a Mosè: vecchia alleanza. Morte di Cristo: conclusione della vecchia alleanza (Col. 2:14-17). Inizia l’opera della nuova alleanza. Per questa ragione norme come l’esazione della decima o il rispetto del sabato, ecc., che facevano parte della vecchia alleanza, non sono più obbligatorie oggigiorno (vedi Studio 9.5). La nuova alleanza verrà stretta con Israele quando essi si pentiranno e riconosceranno Cristo (Ger. 31:31,32; Rom. 9:26,27; Ezec. 16:62; 37:26), anche se qualunque ebreo che oggi riconosce queste cose e si fa battezzare in Gesù, può immediatamente entrare nella nuova alleanza (dove non esiste distinzione tra ebreo e pagano Gal. 3:27-29). Comprendendo pienamente queste cose non vi è più alcun dubbio sull’autenticità delle promesse di Dio. Gli scettici accusano ingiustamente i primi predicatori cristiani di non dare un messaggio positivo. Paolo rispose dicendo che poiché la conferma divina delle promesse è basata sulla morte di Cristo, la speranza di cui essi parlavano non era una cosa vaga, ma un avvenimento pienamente dimostrato: "Dio è testimone che la nostra parola (la nostra predicazione) verso di voi non è "sì" o "no". Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi… non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì". E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì" e così sia" (Cor. 2, 1:17-20). Questo è sufficiente per distruggere un atteggiamento del genere: 'Beh, qualcosa di vero ci sarà...'? |