I Fondamenti Della Bibbia
Studio 9: Battesimo in Gesù
L’importanza vitale del Battesimo | Come fare per battezzarsi | Il significato del Battesimo | Battesimo e Redenzione | Digression (Ribattezzarsi) | Domande

9.4 Battesimo E Redenzione

Poiché il battesimo ci associa alla morte di Cristo, solo mediante il vero battesimo possiamo avere accesso al perdono. Noi siamo "sepolti insieme (a Cristo) nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati … perdonandoci tutti i peccati" (Col. 2:12,13). Noi siamo "lavati… nel nome del Signore Gesù" (Cor. 1, 6:11) poiché battezzandoci nel nome di Gesù i nostri peccati vengono lavati via. Il concetto viene stigmatizzato in Num. 19:13, dove si legge che quelli senza acqua di purificazione dovevano morire. Nello studio 10.2 abbiamo dimostrato come il battesimo voglia dire lavare via i peccati (cfr. Atti 22:16) e infatti le descrizioni dei credenti mentre venivano lavati dei loro peccati nel sangue di Cristo si riferiscono al rito del battesimo (Rev. 1:5; 7:14; Tito 3:5 [N.I.V.] parla de "il lavaggio della rinascita", riferendosi alla nostra "nascita da acqua" del battesimo [Giov. 3:5]).

Alla luce di ciò comprendiamo perché quando fu chiesto a Pietro, "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?" (per essere salvi) egli ripose "Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati" (Atti 2:37,38). Poiché il battesimo nel nome di Cristo porta alla remissione dei peccati, chi non di fa battezzare non riceve il perdono ma il salario del peccato, cioè la morte (Rom. 6:23). Non c'è salvezza se non nel nome di Gesù (Atti 4:12) e l'unico modo per condividere il suo destino è farci battezzare. Ciò significa che solo la religione cristiana porta alla salvezza e nessun autentico credente che abbia letto le sacre scritture può ragionevolmente accettare il contrario. Il fatto che il Cattolicesimo e in generale il movimento ecumenico ammetta questa possibilità, fa tristemente riflettere sul loro atteggiamento nei confronti della Sacra Scrittura.

La resurrezione di Cristo Alla vita eterna fu un segno del suo trionfo personale sul peccato. Per mezzo del battesimo noi ci associamo a questa vittoria risorgendo con lui e annullando il potere del peccato su di noi, come fu per lui. Per mezzo del battesimo noi siamo quindi "liberati dal peccato…Il peccato infatti non dominerà più su di voi" dopo il battesimo (Rom. 6:18,14). Questo non vuol dire che dopo il battesimo non cadremmo più nel peccato (Giov. 1, 1:8,9), sempre pronto ad assoggettarci non appena ci allontaniamo da Cristo. Perciò in questo momento stiamo ancora condividendo la morte e le tribolazioni di Cristo, anche se sappiamo che in prospettiva il battesimo ci lega alla resurrezione di Cristo, che speriamo di condividere quando scenderà di nuovo tra noi.

Solo in prospettiva saremo liberi dal peccato. "Chi crede e sarà battezzato sarà salvo" (Mc. 16:16) quando Cristo ritornerà. La salvezza ultima non avviene pertanto subito dopo il battesimo, ma il giorno del giudizio (Cor. 1, 3:15). Infatti non c'è bisogno della dottrina del giudizio se riceviamo la salvezza con il battesimo, né dovremo morire. "Chi persevererà sino alla fine sarà salvato" (Mt. 10:22).

Persino dopo il battesimo, Paolo (come tutti i cristiani) dovette lottare per la salvezza (Fil. 3:10-13; Cor. 1, 9:27); egli parlò della speranza di vita eterna (Tito 1:2; 3:7; 1 Tess. 5:8; Rom. 8:24) e del nostro essere "eredi di salvezza" (Ebr. 1:14). Il giorno del giudizio, i giusti entreranno nella vita eterna (Mt. 25:46). La logica meravigliosa ed ispirata di Paolo emerge soprattutto in un passo della lettera ai Rom. 13:11, dove egli si rende conto che dopo aver ricevuto il battesimo ogni giorno che viviamo è un giorno più vicino alla seconda venuta di Cristo tanto che possiamo gioire che "la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti". Quindi non possediamo ancora la nostra salvezza, condizionata alla nostra obbedienza alla parola del Signore, all'autentica fede (Ebr. 3:12-14), alla conoscenza dei dogmi del Vangelo (Tim. 1, 4:16; Cor. 1, 15:1,2), e alla partecipazione alla grande speranza (Piet. 2, 1:10).

Il termine greco tradotto con "salvati" è spesso usato in locuzioni che sottolineano la continuità del processo di salvezza, che avviene dentro di noi in ragione della nostra continua obbedienza al vangelo. Quindi leggiamo che i credenti "vengono salvati" grazie alla loro risposta al vangelo (Cor. 1, 1:18 R.S.V.; come leggiamo in questi passi del Nuovo Testamento: Atti 2:47 e nel Cor. 2, 2:15). Il termine greco tradotto con salvato viene usato nel passato solo in riferimento alla grande salvezza che Cristo rese possibile tramite la sua crocifissione, e a cui ci possiamo legare per mezzo del battesimo (Tim. 2, 1:9; Tito 3:5).

Il rapporto che Dio ebbe con il popolo di Israele ci aiuta a comprendere il tema della salvezza, perché è la base del rapporto tra lui e il popolo di Israele spirituale, cioè i credenti. Israele fuggì dall'Egitto, che per noi rappresenta il mondo della carne e della falsa religione a cui siamo associati prima del battesimo. Essi attraversarono il Mar Rosso e il deserto del Sinai in direzione della terra santa, dove si stabilirono e fondarono il regno di Dio. L'attraversamento del Mar Rosso rappresenta il nostro battesimo (Cor. 1, 10:1,2); l'arduo viaggio rappresenta la nostra vita e Canaan il regno di Dio. Giuda, verso 5 ci racconta che molti di loro morirono durante il faticosissimo viaggio: "il Signore dopo aver salvato il popolo dalla terra d'Egitto, fece perire in seguito quelli che non vollero credere". Israele fu quindi "salvata" dall'Egitto, così come quelli che si sono fatti battezzare sono "salvati" dal peccato. Se ad uno di quegli ebrei gli fosse stato domandato "Sei stato salvato?" egli avrebbe potuto rispondere "sì" ma questo non vuol dire che egli fu definitivamente salvato.

Come Israele si volse "in cuor loro verso l'Egitto" (Atti 7:39) e ritornò ad una vita dedita ai piaceri della carne e alla falsa dottrina, così chi è stato "salvato" dal peccato per mezzo del battesimo può perdere la posizione privilegiata che ha conquistato. La possibilità di commettere lo stesso errore del popolo di Israele nel deserto viene ricordata nei Cor. 1, 10:1-12, Ebr. 4:1,2 e Rom. 11:17-21. Le Scritture offrono molti esempi di persone prima "salvate" dal peccate per mezzo del battesimo e successivamente cadute nell'errore di Israele, quindi destinati alla condanna il giorno del giudizio (per esempio Ebr. 3:12-14; 6:4-6; 10:20-29). Il dogma "salvato una volta, salvato per sempre' dei zelanti predicatori 'evangelici' che con sottili sofismi avallano i piaceri della carne, viene fortemente messa in dubbio da questi passi.

Come in tutte le cose, è necessario mantenere una visione equilibrata delle cose e capire fino a che punto siamo "salvati" dal battesimo. Il rito non dovrebbe essere visto come garanzia di salvezza, o come una chance in più di partecipare al regno di Dio. Divenendo "in Cristo" per mezzo del battesimo, noi siamo salvati in prospettiva, perché possiamo autenticamente sperare di entrare nel regno di Dio, a condizione di restare in Cristo come quando usciamo dall'acqua battesimale. Dopo aver ricevuto il battesimo, in qualunque istante potremmo umilmente credere di essere accettati sicuramente nel regno al ritorno di Cristo. Non potremmo solo essere definitivamente certi, perché anche il giorno dopo potremmo commettere errore, visto che non possiamo prevedere il nostro destino spirituale in questa vita.

Dobbiamo sforzarci il più possibile a mantenere la "buona coscienza" che abbiamo con Dio il giorno del battesimo. Il battesimo è la "invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza" (Piet. 1, 3:21, versione greca). L'aspirante al battesimo deve quindi impegnarsi di mantenere questa coscienza pulita con Dio.

Anche se il battesimo è un passo fondamentale per garantirci l'accesso alla grande salvezza che Dio ci ha messo a disposizione tramite Cristo, non dobbiamo pensare che basti il semplice atto del battesimo per salvarci. Come spiegato precedentemente, è necessaria vivere in piena aderenza alla crocifissione di Cristo: "Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Giov. 3:5). Unendo questa affermazione a quella di Piet. 1, 1:23 è chiaro che la nascita dello spirito che avviene dopo il battesimo dovrebbe condurre ad una graduale rigenerazione dello spirito/parola. La salvezza non è vincolata solo al battesimo, ma tra le altre cose è la conseguenza della grazia (Ef. 2:8), della fede (Rom. 1:5) e della speranza (Rom. 8:24). Qualcuno sostiene che per essere salvati è sufficiente la fede e un semplice atto come il battesimo è irrilevante. Però Giacomo 2:17-24 dice esplicitamente che tale ragionamento pone un'erronea distinzione tra fede e opere visto che un'autentica fede, per esempio nel vangelo, si dimostra anche dagli atti che ne conseguono, come per esempio il battesimo. "L'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede" (Giac. 2:24). La Bibbia riporta diversi episodi in cui il credente chiede cosa deve fare per essere salvato e la risposta ha sempre a che fare con il battesimo (Atti 2:37; 9:6; 10:6; 16:30). "Fare" l'atto di battezzarsi è quindi un segnale evidente della nostra fede nel vangelo della salvezza. L'atto di salvarci verrà realizzato in ultimo da Dio e Cristo, mentre a noi spetta il compito di comportarci "in maniera degna della conversione" e credendo a questo (Atti 26:20 cfr. Mc. 16:15,16).

Come esposto in precedenza la fraseologia legata al "lavaggio dei peccati" si riferisce al perdono divino in ragione del nostro battesimo in Cristo. In alcuni passi è scritto che siamo noi a lavare i nostri peccati per mezzo della fede e del pentimento (Atti 22:16; Apoc. 7:14; Ger. 4:14; Is. 1:16); in altri è Dio l'unico in grado di lavare via i nostri peccati (Esce. 16:9; Sal. 51:2,7; Cor. 1, 6:11). Con questo le scritture vogliono dirci che se noi facciamo la nostra parte battezzandoci, Dio poi ci laverà via i nostri peccati. Quindi l'opera o atto del battesimo è un passo fondamentale per comprendere il vangelo di Dio della grazia ('favore immeritato'), che ci è stata offerto per mezzo della sua parola.


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